Il Crea di Treviglio (Bg) è impegnato nel progetto “Autofeed” per studiare l’impatto aziendale dei sistemi di preparazione e distribuzione dell’alimento. Ne parliamo con il ricercatore Carlo Bisaglia

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Il futuro delle stalle sarà sempre più automatizzato, questo è certo. Ma sono tal- mente tante le nuove proposte messe a punto dall’industria che è legittimo re- stare un po’ incerti riguardo alle soluzioni tecnologiche che prenderanno piede e quelle che invece resteranno al palo. Ed è anche legittimo domandarsi come si evolverà il graduale processo di automazione delle stalle, perché questi nuovi sistemi costano e non sempre la situazione di mercato consente di pianificare investimenti che potenzialmente hanno le carte in regola per migliorare l’effi- cienza dell’allevamento, ma incidono da subito sul bilancio aziendale.

Ci vorrebbe un esperto. E Allevatori Top lo ha trovato al Crea di Treviglio (quello che per molti anni è stato l’Istituto Sperimentale per la Meccanizzazione agri- cola), nella persona di Carlo Bisaglia, un ricercatore che nella sua carriera si è spesso occupato di automazione e che oggi sta seguendo un progetto finanziato dalla Regione Lombardia per studiare i rapporti fra allevamento e automazione.

“C’è grande fermento da parte dei produttori di impianti e sistemi – spiega Bisaglia – un percorso che ha visto forti investimenti in Nord Europa, dove, già all’inizio degli anni 2000, molte aziende avevano cominciato a proporre sistemi per la distribuzione au- tomatizzata dell’unifeed in stalla. Il primo impianto in Italia è del 2013 e oggi sono una sessantina le stalle in cui la foraggia- ta viene preparata e distribuita in maniera automatica. Una in particolare ha scelto una tecnologia italiana, sviluppata dalla Seko, che si va ad affiancare a marchi come Lely (Olanda), DeLaval (Svezia), Hetwin (Austria), Pellon (Finlandia), Wasserbauer (Austria), Trioliet (Olanda) tanto per cita- re alcuni attori della scena internazionale. Questo interesse da parte dell’industria è la diretta dimostrazione dell’interesse da parte degli imprenditori zootecnici. L’attività del Crea oggi è mirata a comprendere cosa possa essere più importante per i nostri allevatori”.

Ridurre l’errore umano

“Per i costruttori – continua Bisaglia – l’elemento su cui puntare per entrare sul mercato è la fles- sibilità e il risparmio di manodopera, aspetti senz’altro rilevanti, ma che per noi non sono gli unici da evidenziare sia nelle stalle da latte che da carne. Il fatto che questi sistemi automatizzati lavorino su cubature molto inferiori a quelle dei carri unifeed, che invece sono aumentate in questi ultimi anni, consente di preparare e distribuire l’unifeed con maggior frequenza rispetto ai grandi carri miscelatori e questo può migliorare la qualità della razione in mangiatoia. Oltre a ciò, il vagoncino lavora sempre in condizioni di riempimento ottimali, cosa che non sem- pre capita con i carri classici. Ma c’è anche un aspetto non secondario che riguarda la riduzione dell’errore umano nella preparazione della miscelata perché negli impianti automatizzati la pe- satura e il carico del vagone sono molto più precisi e non dipendono più dall’attenzione dell’ope- ratore. Dati alla mano, nei sistemi tradizionali l’errore può incidere per oltre il 30%, una variabile potenzialmente ridotta con l’automazione”.

Il progetto Autofeed

“L’automazione dell’alimentazione – ricorda Bisaglia – può quindi diven- tare un aspetto importante per aumentare l’efficienza delle stalle italiane e la Regione Lombardia ha finanziato “Autofeed”, un progetto trienna- le di ricerca che Crea sta portando avanti e che coinvolge a livello spe- rimentale 5 allevamenti lombardi. In queste aziende stiamo prendendo in considerazione diversi livelli di automazione, per fare in modo che ci possa essere un graduale inserimento di queste innovazioni, integrando nel tempo le varie tecnologie in un’ottica di sostenibilità economica dell’investimento. Il primo step che abbiamo indagato è la possibilità di implementare l’analisi automatica delle caratteristiche dei foraggi con dei sistemi Nir (agli infrarossi), affiancati da un sistema ottico che misura la lunghezza di trinciatura della miscelata. Questo è un parametro che oggi l’allevatore misura “ad occhio” e che per questo ha una variabilità elevata, con un forte impatto su quello che l’animale si troverà in mangiatoia ad ogni nuova distribuzione. I sensori riescono invece a valutare in tempo reale l’umidità degli ingredienti che inserisco in razione, il loro valore nutritivo, la loro lunghezza di trinciatura, ottimizzando la razione con una precisione che l’operatore autonomamente non potrebbe raggiungere, ma soprattutto lo fa mentre il carro sta lavorando”.

Alimentazione di precisione

“Spesso non ci si pensa – continua Bisaglia – ma lo stesso quantitativo di silomais, da un gior- no all’altro può essere soggetto a notevoli variazioni di umidità, ad esempio se durante la notte arriva un acquazzone, mentre il fronte di taglio è scoperto. Con il Nir riesco a gestire questa variabilità e il sistema automaticamente, per fare in modo che la razione

rispetti quanto deciso dall’alimentarista, aumenterà o ridurrà i quanti- tativi dell’ingrediente prescelto in funzione dell’umidità del momento in cui l’unifeed viene preparato. A fine anno sono migliaia di euro di risparmio, sia a livello di carro unifeed che di latte prodotto ed è per questo che il primo livello di automazione che il progetto Autofeed an- drà a indagare sarà rappresentato proprio da questi sistemi.

Il secondo livello di automazione del quale ci occuperemo è quello degli spingiforaggio, un investimento limitato che però ha un impatto positi- vo sull’ingestione degli animali, alleggerendo i compiti che la manodopera aziendale deve svolgere. Come Crea andremo a studiare questi aspetti, che apparentemente sembrano banali, ma che possono avere una forte influenza sulla produttività della mandria, sia da latte che da carne. Ricordiamo che gli animali nelle prime 3 ore mangiano il 50% della razione ed è chiaro che mettere sempre a loro disposizione la foraggiata con un robot dedicato a questo scopo, riduce la competizione all’interno del gruppo, aiutando anche gli animali non dominanti ad alimentarsi correttamente”.

Sospeso, guidato o semovente?

“Ci occuperemo poi dei sistemi di preparazione e distribuzione automatica vera e propria – con- clude Bisaglia – che oggi sono di tre tipi: sospeso, guidato o semovente. Sono tre approcci diversi, con differenti gradi di semplicità e di costo, che si possono adattare a molteplici tipologie di stalla, ognuno dei quali ha pro e contro, che il progetto Autofeed andrà ad analizzare. Una problematica registrata negli allevamenti che hanno i corpi aziendali su livelli diversi è il possibile scivolamento del robot distributore semovente o la difficoltà del vagoncino a seguire il percorso programmato per raggiungere le varie stalle. Con i sistemi sospesi il problema non si pone, ma occorre comprendere se la stalla in cui è ospitata la mandria, da un punto di vista statico riesca o meno a sopportare un carico di alcuni quintali che deve muoversi sospeso ad un binario, che a sua volta deve essere appeso in sicurezza alla struttura. Ci sono numerose variabili e nei tre anni del progetto cercheremo di dare risposte precise a queste domande”.

Poi sarà l’allevatore a scegliere la strada da intraprendere, ma lo potrà fare su dati concreti provati dalla squadra di Carlo Bisaglia.